Perché assumere una badante in regola?

Secondo i dati riportati su La Stampa, sono circa 3 milioni le persone che lavorano in modo irregolare nel nostro Paese , il 12% dei lavoratori italiani. Più di un quarto opera nel settore domestico dove il tasso di irregolarità sfonda quota 52,%. Questo significa che, numeri alla mano, sono di più i lavoratori domestici irregolari che quelli regolari.

Un dato allarmante perché assumere una badante convivente in nero è una scelta pessima sia per le famiglie che per le bandanti stesse.

Se la lavoratrice non è assunta regolarmente, non le verranno riconosciuti i contributi versati, non potrà aggiornare il proprio permesso di soggiorno o richiedere, quando ne abbia i requisiti, la cittadinanza italiana. Non ha diritto a ferie, malattia, qualunque forma di previdenza sociale.

Inoltre, in caso di maltrattamenti o cessazione dei rapporti con il datore di lavoro, la badante in nero non può ricorrere a nessuna forma di tutela.

Assumere una badante senza un contratto può comportare problemi fiscali e legali, come evasione fiscale o lavoro non dichiarato, che possono avere conseguenze negative per entrambe le parti. Senza contare che un contratto definisce chiaramente quali compiti spettano alla badante, come la cura personale, la preparazione dei pasti, la pulizia e l’assistenza medica, se necessaria. Questa chiarezza è fondamentale per garantire che l’assistito riceva l’assistenza di cui ha bisogno.

In assenza di accordi chiari e legalmente validi, è impossibile definire diritti e responsabilità di entrambe le parti, il che come è facile da immaginare può portare a situazioni di conflitto sul lungo periodo, controversie, incomprensioni e rischi per tutte le persone coinvolte.

I diritti del collaboratore domestico assunto regolarmente

Per quanto possa sembrare allettante la possibilità di ricevere denaro subito anche senza contratto o garanzie, è invece fondamentale capire che sul lungo periodo tutto questo può avere ricadute disastrose nella propria vita professionale.

Niente disoccupazione, niente pensione: se si lavora in nero per anni, come spesso succede, non si matureranno i contributi necessari per una pensione e si saranno buttati via anni di lavoro e di vita.

Lo stesso dicasi per il sussidio di disoccupazione: la NASPI colf badanti è la nuova assicurazione sociale per la disoccupazione dei lavoratori domestici. Spetta a chi sia assunto con contratto per badante e/o badante convivente regolare, che si trovi a perdere il lavoro in modo involontario, comunemente per decesso dell’assistito o per trasferimento in RSA.

Si tratta ovviamente di un diritto previsto solo per lavoratori e lavoratrici regolari, che non spetta invece a chi lavora in nero, come è prevedibile.

L’indennità di disoccupazione colf e badanti è stata introdotta dalla riforma del lavoro, Jobs Act del governo Renzi e sostituisce ASPI e MINI ASPI della riforma Fornero. La NASPI colf badanti offre un sostegno al reddito per i lavoratori domestici che, come detto, perdano involontariamente il loro posto di lavoro regolare.

Calcolo di ore e contributi per colf e badanti conviventi con con contratto di assunzione regolare

Vediamo, a grandi linee, come si effettua il calcolo ore di lavoro per colf e badanti. Premesso che:

  • 30 giorni di lavoro sono pari a 5 settimane da 6 giorni.
  • Ogni settimana per essere considerata utile ai fini contributivi deve avere almeno 24 ore lavorative

Le ore di lavoro per colf e badanti vanno calcolate sommando le ore dei MAV pagati degli ultimi 4 trimestri: 24 ore = settimane contributive degli ultimi 12 mesi. Il requisito è soddisfatto quando le settimane risultino essere almeno 5.

Per esempio, se nei MAV risulta un totale di 624 ore degli ultimi 12 mesi, poiché 624:24=26 settimane contributive, significa che è possibile richiedere la Naspi.

Come si calcola l’importo NASPI colf badanti?

L’importo mensile NASPI che spetta a colf e badanti è determinato dalla retribuzione degli ultimi 4 anni, con un tetto massimo mensile.

La durata dell’indennità di disoccupazione colf badanti dipende dal numero di mesi di contributi versati. Infatti, la NASPI è corrisposta per la metà delle settimane totali di contribuzione negli ultimi 4 anni, fino a un massimo di 24 mesi.

A partire dal 91° giorno di disoccupazione in poi, il sussidio diminuisce del 3% per cento ogni mese.